Untitled (Realizzata nel 1966 – A Verzegnis dagli anni ‘90) – Art Park
Untitled (1990) – Casa Marzona
Camminando nel parco troviamo delle scritte in marmo cementate a terra quasi nascoste dal manto erboso ed inserite in un contesto ambientale straniante: Alone (solo), Beyond (oltre), Include (includi), Need (bisogno), Now (adesso), Real (reale), Remind (ricorda). Sono state realizzate, nel 1999, dall’artista americano Robert Barry. Nato a New York nel 1936, Barry è uno dei maggiori esponenti dell’arte concettuale. Inizia la sua attività come pittore per poi dedicarsi alla scultura e alla ricerca d’impronta minimalista. Dalla fine degli anni Sessanta la sua pratica si sposta verso una direzione più concettuale del lavoro e con le sue opere inizia ad interrogare i limiti e la natura stessa della percezione in rapporto con elementi a volte intangibili, verso quella che Lucy Lippard ha definito come “la smaterializzazione dell’oggetto artistico”. Sperimenta ed interroga il rapporto fra spazio e vuoto nei campi dell’installazione e della performance utilizzando diversi mezzi tra cui il suono e dagli anni Settanta si focalizza principalmente sulla parola come veicolo di significati e strumento privilegiato della comunicazione. Le scritte disposte in ordine sparso, in un dialogo armonioso con le adiacenti opere di Carl Andre e Dan Graham, non regalano una chiave di lettura immediata spingendoci a riflettere sull’ambiguità e la pluralità delle convenzioni linguistiche slegate dalle usuali connessioni verbali. Un insieme di simboli che, combinati secondo un sistema di regole individuale, divengono universali e significanti.
Riguardo all’utilizzo delle parole è lo stesso artista ad affermare: I like words because people can relate to them — but what they do with them afterwards is not in my control. […] When you look at a word, you sort of feel personal about it. You get some kind of reaction. It’s like the word is speaking to you. […] A lot of artists have texts accompanying their work that specifies how the work should be experienced. But when you do that, you really limit the work. Barry usa le parole come degli oggetti con i quali il visitatore è chiamato ad entrare in contatto camminando nel parco. Possono essere osservate da diversi punti di vista ed angolazioni come delle forme nello spazio portatrici silenti di significati reconditi e veicoli di idee. Queste parole dalla forte potenza evocativa hanno una loro storia e possiamo leggerle e interpretarle in base a alle nostre chiavi di lettura personali, trovando dei riferimenti che attingono all’arte, alla vita o al luogo stesso. Un sistema aperto dove Barry non costruisce solo una via interpretativa ma lascia al visitatore la libertà di decidere una propria sequenzialità di lettura e allo stesso tempo richiedendo una partecipazione attiva che ricorda le opere compositive di John Cage. Davanti a questa vastità di significati e significanti, l’opera d’arte diventa così un veicolo di idee e concetti non prestabiliti. Non stupisce quindi l’attenzione del Collezionista Egidio Marzona verso il lavoro di Barry. Lo stesso Marzona afferma infatti di essere più interessato alle idee che alle opere d’arte. [Eva Basso]
Ph. © Eva Basso e Francesco Zanet