(2 Giugno 1945 - Bristol - Regno Unito)

Richard Long


Tagliamento River Stone Ring (1996) – Art Park
Mud Painting (1997) – Casa Marzona

Tagliamento River Stone Ring è stata realizzata nel 1996 a Verzegnis dall’artista inglese Richard Long. L’opera è un cerchio di sassi del greto del re dei fiumi alpini, il Tagliamento, che l’artista e il collezionista Egidio Marzona hanno raccolto e collocato insieme all’interno dell’Art Park. Ma perché un cerchio? Per lui figure come la linea e il cerchio hanno un potere molto forte, il potere dell’archetipo, dell’universale. È lo stesso artista ad affermare: in un certo senso, nel mio lavoro ho sempre messo in competizione forme idealizzate, come il cerchio e la linea, contro l’idea che ogni cerchio che realizzo è diverso perché ogni luogo del mondo è diverso. Oltre a Tagliamento River Stone Ring, sempre a Verzegnis l’artista ha realizzato anche uno splendido dipinto a muro con fango di fiume. Collocato all’interno della casa-museo del Collezionista, attraverso una piccola finestra, il dipinto colloquia con l’opera posta nel parco. Il lavoro di Richard Long nasce dall’amore per la Terra che abitiamo e sulla cui superficie possiamo lasciare solo un segno temporaneo del nostro viaggio mondano. Attratto sin da piccolo dalla vita all’aria aperta, Long ama trascorrere ore da solo immerso nella natura. Nel 1967 realizza la sua prima opera dal titolo A Line Made by Walking, quando è ancora studente alla St Martin’s School of Arts di Londra, all’epoca frequentata da artisti come Gilbert & George e Hamish Fulton. Proprio in quegli anni Long identifica la sua attività artistica con la pratica del camminare nell’ambiente naturale, come atto creativo e di scoperta. A Line Made by Walking, fissata nel fluire del tempo da una fotografia, è frutto di un’azione ripetitiva di Long che, camminando avanti e indietro, crea una linea che diventa via via sempre più visibile sul manto d’erba. L’arte esce così dagli spazi istituzionali di gallerie e musei per fare del paesaggio un luogo di sperimentazione. È lo stesso Long ad affermare: volevo fare della natura il soggetto della mia arte ma trovando un nuovo modo. Ho iniziato così a lavorare all’esterno usando materiali naturali come l’erba e l’acqua e questo mi ha portato a pensare di realizzare una scultura camminando. […] Il mio primo lavoro realizzato attraverso la pratica del camminare, nel 1967, era una linea dritta impressa su un manto erboso. Rappresentava il segno del mio camminare, del mio essere qui e ora. […] La mia intenzione era quella di fare una nuova arte che fosse, allo stesso tempo, un nuovo modo di camminare: camminare come arte. (Ben Tufnell, Richard Long: Selected Statements & Interviews, London, 2007, p.39)

Un’azione apparentemente elementare diventa arte, tanto da anticipare le pratiche performative che si diffusero solo in seguito, negli Anni Settanta. Nella fotografia che registra questa azione non compaiono figure umane ma solo una linea, una traccia di una presenza corporea, di un’azione già trascorsa e della quale rimane un piccolo evanescente ricordo. Un segno che, per sua natura, è destinato a svanire come la nostra presenza sulla Terra. Da quegli anni Long camminando ha esplorato terre lontane e incontaminate, nelle quali ha lasciato una traccia del suo passaggio. Ogni luogo gli ha ispirato possibilità e sensazioni diverse, tanto che le sue opere sembrano parlare di un tempo altro, quasi sospeso. Il suo rapporto con la natura è intimo, puro: richiama l’esperienza ancestrale di popoli antichi anche se il suo linguaggio si radica nel contemporaneo. Le opere di Long sono spesso associate dai critici alla corrente minimal ma, a differenza delle sculture minimaliste, i suoi lavori esistono nella consapevolezza dell’impermanenza, in un progressivo dissolversi nel tempo. Il loro carattere effimero riflette posizioni anti-materialiste condivise anche da altri artisti concettuali ospitati all’Art Park di Verzegnis, come ad esempio Lawrence Weiner e Sol LeWitt. Rimettendo in discussione la funzione e l’identità dell’oggetto d’arte e interrogandosi anche sul valore del contesto nel quale è esposto, questi artisti realizzano opere che, per loro natura, scoraggiano le speculazioni del mercato dell’arte, in aperta opposizione alle logiche della società consumistica. Quest’arte, dal carattere transitorio, resta alla memoria solo grazie alla fotografia, a mappe, testi e grafici che fermano nel tempo l’azione stessa dell’artista e le modifiche che il suo gesto ha compiuto nell’ambiente. Non dunque l’opera in sé, bensì i documenti che la testimoniano sono diventati i veri e propri oggetti da esporre, acquistare e vendere. L’arte di Long è stata associata alla Land Art, pratica emersa negli Anni Sessanta, che integrando alcuni aspetti del minimalismo e dell’arte concettuale, estende la nozione di scultura agli interventi sul paesaggio. [Eva Basso]

Ph. © Eva Basso






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